L'insostenibile leggerezza del reso
Bracketing, wardrobing, instashopping o un semplice acquisto sbagliato: si compra online, e si restituisce sempre di più (per tanti motivi). Tutto questo viavai di pacchi, però, non è cosa buona né giusta. Oggi su Tustyle è uscito il mio articolo su resi e e-commerce.
Per scrivere questo articolo mi sono letta decine di report, indagini e stime sulla quantità di resi generati dall'e-commerce. Ho scoperto che negli Usa e nel Regno Unito la pratica del wardrobing (compro, indosso senza togliere l'etichetta, mi faccio una serata super chic, e poi rimando al mittente) sta mettendo in crisi i colossi del lusso. Ho scoperto che ci sono tantissime persone che fanno instashopping (compro, mi faccio una foto da postare sui social, e poi rimpacchetto il tutto) e ne ho anche parlato con chi, questo fenomeno, l'ha visto con i propri occhi (l'influencer Anselmo Prestini, autore del libro Per un pugno di follower). Ho scoperto che c'è chi si ordina taglie diverse dello stesso capo, e poi rimanda indietro quelle che non vanno. Ho scoperto che negli Usa, solo nel 2020, sono stati restituiti beni per un valore di 428 miliardi di dollari.
Un grosso problema per chi vende. E un grossissimo problema per l'ambiente. Vuoi saperne di più? Trovi il mio pezzo su
Tustyle, da oggi in edicola.